25 giugno 2012

0032 [A-B USO] Giacomo Leone | Paesaggi o paepazzi?

di Giacomo Leone 

   Credo che i grandi crimini urbanistici, operati durante le Sindacature catanesi dell’ultimo ventennio, siano i più gravi commessi dal tempo dello sventramento del S.Berillo. Il P.U.A., ove approvato, supererebbe ogni precedente. Gli show sui mass media etnei, a cadenza come “poste dolorose di un rosario”, assumono così l’aspetto della beffa. 

   Il consueto servilismo, a vantaggio degli arroganti e spietati saccheggiatori del nostro territorio, non ha tregua, come i silenzi, complici e omertosi o la resa incondizionata, degli organi di tutela: Sovrintendenze, Ordini, Autorità portuale, Ministero delle Finanze, Dogana, Capitaneria di Porto, Demanio (gestito e digerito dalla Regione) e delle associazioni culturali come Italia Nostra, IN/ARCH, I.N.U.: le tre scimmiette del non vedo, non sento, non parlo.

   Così, mentre si recita a soggetto a Palazzo degli Elefanti, sul massacro del passante ferroviario, si sta, alacremente, realizzando un macro stabilimento balneare, talmente invasivo da estendersi per centinaia di metri (di fronte al bar Ernesto), cui certamente saranno assicurati i posti del parcheggio di piazza Europa. Una reciprocità che sembrerebbe programmata per un unico e privilegiato “pacchetto”, posto macchina e cabina attrezzata, bevande escluse. 

   La straordinaria immagine della scogliera nera, memoria delle grandi eruzioni storiche, segna il prorompente confronto della città con il mare, senza soluzioni di continuità, fino ad Aci Castello. Ora, la vista dal mare, particolarmente goduta nel periodo estivo, viene violentemente compromessa , nella sua parte più suggestiva, da una serie di impalcati, sostenuti da una ignobile selva di tubi innocenti, (gli unici tali), fissati cruentemente sulle rocce, violentandole e ferendole irreversibilmente. 

   Mi chiedo: perché, non predisponiamo un solarium a Piazza Duomo: l’Acqua a “Lenzuolo” garantisce la frescura, la pietra lavica dell’Elefante, il calore?

25 giugno 2012 
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4 commenti:

  1. magari si tratta di un'opera di land-art, una provocazione artistica che gioca sul contrasto tra effimero umano e duraturo minerario...

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  2. La redazione di CTZEN a tal proposito mi segnala un articolo di Desirée Miranda ecco il link.

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  3. Rem,
    magari ma non è così.
    Catania è una città strana dove la borghesia ha abbandonato la zona storica per eldorado dei condomini gatecomunity ‘protetti’ (per semplificare ma ovvio ci sono mille sfumature).
    Il centro storico è popolare ovvero ciò che qualche architetto urbanista semplificatore chiama periferia.
    Ad esempio in questa piazza (vedi google map) che di giorno ospita un coriaceo mercato la sera, dopo che gli spazzini levano la montagna d’immondizia, diventa un’arena sportiva.
    In pochi minuti tra le balate di pietra lavica e l’asfalto montano un campo di calcetto (hai presente le strutture delle gabbie dei leoni del circo) e iniziano delle partite epiche.
    Come quella dell’altra sera tra Camerun (migranti) VS Catania accompagnati dal colore dei tamburi africani. Una bolgia nel vivo del barocco catanese.

    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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